Propaganda e libertà di informazione

Incontro con i giornalisti del TG1 Angelastro e Mirarchi all’I.I.S. Largo Brodolini.

Quale filo tiene uniti gli eventi e la propaganda fascista, ossia la modalità di divulgazione dei fatti in quell’epoca, con l’Italia di oggi e il suo sistema d’informazione? Che valore hanno per noi dei fatti storici che sembrano tanto lontani?

A queste domande hanno risposto Angelo Angelastro, caporedattore del TG1 ed autore del romanzo storico “Il bel tempo di Tripoli” ed Elisabetta Mirarchi, giornalista della redazione Speciali del TG1, in un intenso incontro organizzato nell’ambito del progetto “Cittadinanza e Costituzione” dalle docenti Paola Nigro e Carmelina Metropoli, presso l’Istituto “Largo Brodolini” di Pomezia il 20 gennaio scorso.

Gli studenti hanno partecipato attivamente al dibattito, ponendo interessanti quesiti sia sul libro che sul ruolo del giornalismo.

Dalla miniera di eventi che hanno portato alla nascita del libro, si è scoperto che la prima domanda se l’è posta l’autore stesso: perché scrivere un libro sulle avventure coloniali dell’Italia, se si è già detto tutto in proposito?

Dai ricordi di un elegante avvocato di Bari, partito come volontario della Milizia fascista per l’Africa nel 1935, sono emersi fatti che, apparentemente stravaganti e inattendibili, hanno trovato riscontro in documenti storici e hanno chiarito un periodo di cui non si è detto ancora abbastanza.

Filippo Salerno, ammaliato dalle sirene della propaganda fascista, parte per l’Africa con l’entusiasmo di un giovane che vuole riportare alla gloria la sua patria, sicuro della missione civilizzatrice del fascismo e della grandezza dell’Italia. “I nostri soldati conquistano la piazzaforte del Negus. Lavata l’onta del 1896”. Questo scrivevano i giornali in Italia. Ma la realtà era ben diversa: Adua era un insieme di capanne, ed era deserta. Da lì un crescendo di delusioni che Filippo non può narrare come capo dell’Ufficio Stampa in Africa, perché costretto a inviare in Italia falsi di guerra.

E di falsi si parla anche oggi nell’informazione: le fake news! Gli organi di informazione sono talmente tanti, che tutti danno la stessa notizia, o peggio, la loro suggestione personale, senza verifica delle fonti, come invece si era costretti a fare una volta. Angelastro conferma a una studentessa che il giornalismo è cambiato: non ci si chiede se la notizia sia vera e se sia opportuno diffonderla. Ed Elisabetta Mirarchi esorta a inseguire l’utopia come desiderio di un mondo migliore e non l’ideologia, che contrappone colpevoli e non colpevoli.

Il confronto prosegue su altri episodi narrati nel libro, relativi agli incontri di Salerno col duce, con Italo Balbo, col generale Graziani… alla sorte dei soldati italiani condannati dal tribunale militare e imbarcati su di un piroscafo, già sapendo che sarebbe stato affondato dagli Inglesi…

Il cerchio che unisce passato e presente si chiude col raccordo tra i misfatti degli Italiani in Libia e l’attuale posizione dell’Italia nello scacchiere del Mediterraneo.

Il Dirigente scolastico Francesco Cornacchia saluta i partecipanti soddisfatto di questo efficace modo di discutere di storia con gli studenti di Largo Brodolini.

Carmelina Metropoli